MIRTILLO SIBERIANO O LONICERA KAMTSCHATICA
Simpatico arbusto a foglia caduca di modeste dimensioni, molto longevo, originario della penisola
asiatica della Kamchatka, la Lonicera Caerulea Kamtschatica, impropriamente chiamata Mirtillo Siberiano, abituata ai climi gelidi del mare di Bering,
diffusissimo in Russia e in Giappone dove cresce allo stato selvatico, ben sopporta i nostri climi tollerando tranquillamente anche i -30°C.
Anche i fiori sono indifferenti alle gelate tardive e riescono a legare anche con punte di freddo di -10 °C.
TERRENO
Contrariamente a quasi tutti i veri mirtilli (Vaccinium Myrtillus) che prolificano solo in substrati acidi, il mirtillo siberiano si adatta a tutti i terreni anche se preferisce quelli tendenti all’acido; è infatti presente allo stato selvatico nelle zone calcaree del nord-est dell’Asia e dell’America settentrionale.
FIORI E FRUTTI
Il mirtillo siberiano delizia gli appassionati sia per la profusione di piccoli e profumati fiori giallo delicato a inizio
primavera che per la produzione di una notevole quantità di dolci frutti, 5/7 kg per pianta adulta, simili a bacche.
Sono autoimpollinanti,
però per una maggiore produzione è consigliabile la vicinanza di due o più piante anche della stessa varietà per favorire l’impollinazione
incrociata.
I frutti del mirtillo siberiano sono simili per forma e per colore a quelli del mirtillo comune, (da qui il nome volgare),
stretti e allungati, possono superare i due centimetri di lunghezza e si formano sui rami di uno o due anni.
Raggiungono la piena
maturazione nei nostri climi generalmente 10/15 giorni prima delle fragole diventando il primo frutto naturale da cogliere della stagione
UTILIZZO E CONTENUTI SALUTISTICI
Ottimi sia mangiati appena colti che per la preparazione di confetture, succhi, ecc., hanno buccia sottile e semi molto piccoli
che non infastidiscono mangiandoli. Ideali per la preparazione di gustosi gelati perché non lasciano residui fastidiosi nelle creme.
Come la banana di montagna anche il gusto del mirtillo siberiano è difficilmente descrivibile perché non rientra, per ora, nei
nostri gusti tipici cui siamo abituati: è un insieme di sapori che richiamano il ribes, rabarbaro, mirtillo, lampone e che,
secondo il grado di maturazione, spaziano dal dolce, acidulo o amarognolo.
Ricchi di vitamina C e D, hanno un alto contenuto
di potassio, con Ca, P, Mg, Na in minor quantità. Notevole la presenza di antociani che sono dei composti dal forte potere antiossidante
e anti radicalica utili contro lo sviluppo dell’invecchiamento o cambiamenti cellulari provocati dall’ossigeno, tra cui processi infiammatori e
modificazioni cancerogene; hanno inoltre notevoli proprietà capillarotrope.
POTATURA E CURE COLTURALI
Fruttificando sui rami giovani la
potatura risulta molto facile: è sufficiente eliminare i rami vecchi ovvero quelli che disturbano l’aspetto estetico lasciando un numero di rami giovani proporzionato alla grandezza
della pianta.
Considerata pianta biologica, come la Asimina Triloba , a oggi non conosce parassiti animali e fungini e non richiede
di conseguenza alcun tipo di trattamento.
Il rivestimento ceroso che avvolge i frutti maturi (la pruina) e la lanugine che copre
la foglia prima della caduta invernale possono sembrare a un osservatore superficiale residui di trattamenti: è invece un prodotto secreto
dalle cellule superficiali per proteggersi dai raggi ultravioletti impedendo così anche un’eccessiva disidratazione.
Importante per i primi
due o tre anni curare le innaffiature, quando l’apparato radicale sarà ben sviluppato, non sarà più necessario se non
in caso di estrema siccità.
Un buon concime ternario ben integrato con microelementi oppure del concime organico molto maturo (ricordiamoci che gradisce i terreni tendenzialmente
acidi) dato a inizio stagione è sufficiente per il buon mantenimento della pianta e ottenere un’abbondante raccolta di frutti; ma protendendo a una precoce caduta fisiologica
delle foglie, manterremo il bel fogliame sino ad autunno inoltrato con un’altra concimazione ai primi di agosto (non oltre).
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